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LE PAROLE PIU’ BRUTTE DELLA STORIA

Testo informativo

Noi bambini della VB, il 27 gennaio, insieme alla maestra di italiano abbiamo letto un testo informativo che parlava della shoah, dell’evento catastrofico dell’olocausto e dei campi di sterminio. Dopo la lettura abbiamo sottolineato le parole più “pesanti”, quelle che ci facevano più spavento, che ci hanno segnato di più, e le abbiamo definite “le parole più brutte della storia”.

Ognuno di noi ha realizzato un disegno in cui ha potuto condannare tali parole secondo la propria creatività. Abbiamo capito che non è possibile cancellarle, ma possiamo contrastarle “edificandone” di nuove con l’impegno di ogni giorno, parole come: RISPETTO, DIGNITA’, PACE, DEMOCRAZIA, UNIONE, UGUAGLIANZA AMORE, VITA, FRATELLANZA.

Le nostre conoscenze sono state arricchite anche dal racconto di due compagni di classe che sono stati estratti per partecipare all’incontro di Ancona, in occasione della premiazione del concorso “I giovani ricordano la shoah”, al quale tutte le classi quinte del nostro Istituto hanno partecipato e vinto.

Ecco il racconto dell’esperienza di Nicolò e Giulia R.

“E’ stata un’esperienza emozionante e commovente. Abbiamo visto un filmato su alcune famiglie che sono riuscite a scappare dai campi di sterminio e a nascondersi grazie all’aiuto di persone che hanno messo a rischio la propria vita.

Il professor Pezzetti ci ha spiegato che nelle deportazioni si veniva privati di tutto e non si risparmiavano nemmeno i bambini. Immaginare questa triste esperienza vissuta da bambini come noi fa venire i brividi! Il professore ci ha detto una cosa molto importante che ci ha fatto riflettere e che ci ha fatto sentire davvero fortunati, cioè che noi giovani non dobbiamo perdere l’opportunità di conoscere la drammatica storia del popolo ebreo poiché le future generazioni non potranno assistere ai racconti dei sopravvissuti (non potranno vivere in eterno) e toccherà a noi raccontare e tramandare questa storia, per questo la dobbiamo conoscere bene.

Il momento più emozionante è stato quando c’è stato il collegamento telefonico con Sami Modiano che è un ebreo sopravvissuto ai campi di concentramento. Egli ha detto una cosa molto bella rispondendo alla domanda: “Come ha fatto a sopravvivere?” Lui ha risposto che la forza gliela davano le ultime parole di suo padre e che in seguito ha avuto l’impressione di essere stato scelto per raccontare.

Questa esperienza ci ha fatto capire quanto l’uomo può essere crudele e non ci resta che fare in modo che fatti simili non accadano mai più.”

GALLERIA FOTOGRAFICA

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