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Progetto "Cronisti di classe" promosso dal Resto del Carlino-Campionati di giornalismo

Foto di gruppo

Articoli redatti dagli alunni Classi III A-III D sotto la supervisione delle docenti Voltattorni Luciana e Mancini Ascenza

Solidarietà: una casa costruita sulla roccia
Il muro che vogliamo
La necessità dei mattoni interrati

“Solidarietà” deriva dall’espressione latina del diritto romano “solidum obligari”, l’obbligo con cui i debitori si impegnavano a pagare gli uni per gli altri una somma presa in prestito o da restituire. All’inizio dell’Ottocento, in Francia, questo termine prende il moderno significato di “legame di ciascuno con tutti” o “fratellanza”. Per capirne il senso provate a immaginare di trovarvi davanti ad una casa in mattoni. Vi avvicinate ad una parete. L'intonaco è sbiadito e ha molte crepe. Basta un piccolo sforzo perché si sgretoli e comincino a cadere pezzi d’intonaco. Ecco così vedete i mattoni sotto. Tanti mattoni disposti uno sopra l'altro, uno accanto all'altro che formano una solida parete per sostenere la casa. Prendete ora dei sassi e cominciate a scagliarli contro il muro. Niente. Poi provate con qualcosa di più pesante ma il muro rimane intatto. Quanto è solido! Ma come fa a reggersi ancora in piedi? Allora scorgete un buco ai piedi della parete e cominciate a scavare. Siete arrivati ad una profondità di 40 cm e scoprite tanti mattoni interrati! Sì tanti mattoni interrati! Senza di essi il muro crollerebbe con poco o sprofonderebbe nel terreno sabbioso. Nessuno li vede, eppure il loro contributo é indispensabile. Ecco tutti quei mattoni interrati sono la solidarietà!

L’articolo “Il muro che vogliamo” è stato redatto dalle alunne Yan Yaxin e Ferrucci Rebecca della classe III sez. D (Scuola Media “C. Allegretti”-Monteprandone)

La storia Manuel, “il dono” di Sara.
“Donare è un impegno che riceve vitalità dal fatto di non essere moralmente soli”

I figli sono testimoni attenti della moralità adulta.
Assorbono e valutano ciò che gli adulti vivono in un certo spirito, in relazione tra loro.
I figli sommano, imitano e archiviano ciò che osservano e spesso si allineano al suggerimento morale che gli adulti offrono loro.
L'ho capito in modo memorabile il giorno in cui la mia famiglia ha intrapreso un cammino di solidarietà adottando Manuel, un bimbo pakistano, orfano, costretto a convivere con fame, sete e miseria.
Quando la responsabile di un'associazione di adozioni a distanza ci ha mostrato la foto, sono rimasta incantata dal suo volto minuto e dai lineamenti ben disegnati.
Lo sguardo raccontava la storia di una vita tormentata. Nel sorriso ho colto quella spontaneità e umiltà che cerco in chi mi circonda e spesso non trovo.
A Natale abbiamo ricevuto un dono: una lettera di Manuel.
Mi ha reso partecipe dei suoi progressi e traguardi, l’ho sentito vicino.
E' una crescita quotidiana per entrambi. Per me è un'esperienza morale fondamentale, sostenuta da chi ho voluto aiutare, guidata dal mio impegno verso l'altro, in nome mio e in nome di Manuel.
Non occorrono grandi imprese per compiere un gesto di solidarietà.
Come abitanti di questo mondo dovremmo portare uno spiraglio di luce in un abisso profondo come quello di Manuel.
L’ impegno verso gli altri non ci risparmierà burrasche né derive, ma diventerà l'essenza del viaggio stesso che è anche la destinazione : un impegno che riceve vitalità dal fatto di non essere moralmente soli.

L’articolo Manuel, “il dono” di Sara è stato redatto dall’alunna Pulcini Sara della classe III sez A (Scuola Media “C. Allegretti”-Monteprandone)

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